
Sognavano il mare e l’indipendenza.
Queste due speranze sono state la causa scatenante della guerra civile che ha piegato la regione del Tigray, a nord dell’Etiopia, tra il 3 novembre 2020 e il 3 novembre 2022.
Una regione che per due anni ha lottato - guidata dai ribelli del TPLF - contro il governo federale etiope, supportato dall’esercito eritreo. Una regione estremamente povera e scarsa di risorse, incastonata tra alte montagne, abitata da un popolo orgoglioso e fiero.
Gli altopiani questo popolo lo hanno sempre protetto ma, allo stesso tempo, anche isolato. Già prima della guerra era difficile coltivare la terra per sfamare famiglia e bestiame. Durante il conflitto è diventato impossibile: fabbriche e ospedali venivano saccheggiati e bombardati di continuo, mentre durante il periodo del raccolto gli attacchi si concentravano principalmente sui campi coltivati dai civili.
Il passato è stato cancellato, il futuro anche. 150.000 apolidi riempiono oggi i cinque campi di accoglienza di Adwa. Apolidi nel loro stesso Stato, perché non possono tornare a Mai Kadra, Humera, Kafta Humera, Adi Goshu, Adebai, Fre Salam, Mai Weni, Bereket.
Dall’inizio del conflitto tutte queste persone hanno perso identità, nome, lavoro, accesso all’istruzione e non sanno come affrontare il domani. Il cibo scarseggia non solo per coloro che hanno perso tutto, ma anche per i residenti. Le scuole sono diventate dormitori, così come dorme l’istruzione dei giovani, coloro che dovrebbero essere il futuro del Paese.


Tutto “dorme”. Regna l’attesa, la vita ridotta a un fermo immagine, mentre le lancette del tempo continuano a scorrere su volti vuoti e bambini che giocano inconsapevoli, innocenti.
Il dramma non finisce quando si conclude un conflitto, ma muta e si trasforma in un logorio quotidiano. La visione del futuro diventa impossibile se non in sogno. I sogni hanno il potere di donare la libertà. I sogni sono attimi di pace. Fino all’alba del nuovo giorno, quando il canto del gallo impone senza sconti di tornare alla realtà.
Il Tigray oggi è una regione privata della propria identità; è rimasta senza più fabbriche né servizi, il futuro è stato spazzato via. L’occhio esterno rileva una sorta di immobilità, sembra che il popolo, privato di qualunque certezza, attenda – inerme - il compiersi del proprio destino, domandandosi se un futuro è ancora possibile. E se sì, questo futuro cosa porterà: guerra o pace?
NOTA SULLE IMMAGINI DELLE PERSONE CHE DORMONO Tutte le persone ritratte mentre dormono hanno dato il loro consenso alla realizzazione di queste immagini.