Oltre al timore dell’oscuro e a una cultura ancestrale radicata da secoli di credenze popolari, la disperazione, dovuta a un’ignoranza diffusa anche nelle minime nozioni mediche spinge le famiglie a recarsi da questi santoni. In Uganda non vi sono risposte dalla comunità scientifica, né tantomeno diagnosi approfondite. Basti pensare che secondo i dati del WHO ogni 10.000 abitanti il numero dei medici è 1,7 mentre mentre per infermieri e ostetriche si agita intorno ai 13. Le poche terapie e prescrizioni vengono fatte in inglese dai medici e le famiglie non riescono a interpretarle correttamente.
Sia i genitori istruiti che non, all’ennesima “non risposta” da parte della medicina alla disabilità dei figli iniziano a credere nell’oscuro e nelle maledizioni per confidare in una possibile guarigione. I bambini passano mesi in agonia nel bosco di banane, all’esterno della casa di una Witch Doctor.
Non mangiano, peggiorano di giorno in giorno, e sono ricoperti di punture di insetto, nudi, con lacci di stoffa legati sul corpo, un tormento mentale e fisico.
Nell’Uganda di oggi c’è un posto letto in ospedale ogni 689 persone, e finche non ci sarà un assistenza sanitaria adeguata risulterà difficile estirpare dalla cultura tradizionale queste figure ataviche e il timore dell’oscuro.